Catechesi oggi: far sentire il profumo di Cristo
Gli operatori pastorali e i catechisti di diverse regioni d’Italia si sono trovati a Siusi (Bolzano) nei giorni scorsi per il corso di formazione che quest’anno ha raggiunto il suo 32° appuntamento, sul tema «Sentieri di profumo». Si è cercato di scoprire e verificare insieme quale può essere l’essenza dell’annuncio in un tempo di cambiamenti radicali. Il percorso è stato condotto da padre Rinaldo Paganelli e suor Giancarla Barbon, alla presenza di Giuseppe Satriano, arcivescovo di Rossano Calabro- Cariati, e di monsignor Paolo Sartor, direttore dell’Ufficio catechistico nazionale della Cei. Rivisitando il brano di Giovanni (12,1-8) che ricorda l’unzione di Gesù a Betania si sono scoperte alcune scie di profumo dal Vangelo. «Profumi» contrastanti: Lazzaro sa di morte, la sorell! a trasmette vita col nardo, Maria è gratuità, Giuda calcolo, una è dono, l’altro possesso. Sul versante dell’annuncio, pensando all’alleanza tra famiglia e comunità cristiana, si è convenuto che forse è il caso di pensare questa articolazione come un’alleanza di fragilità. Nel nostro contesto culturale la famiglia è chiamata a donare un’educazione rinunciando a ottenere l’imitazione. La comunità cristiana è chiamata a proporre la fede rinunciando all’”inquadramento”. Per entrambi, si tratta di proporre rinunciando alla “padronanza”. Ciò che unisce queste due fragilità è la logica della proposta: dare l’esempio in famiglia, secondo un’espressione tradizionale, dare la propria testimonianza senza pretesa di risposta nella Chiesa. Le due istanze sperimentano una tensione che è sempre stata vera: generare e allo stesso tempo lasciar ripartire. Le due istituzioni, famiglia e comunità, sperimentano dunq! ue uno “spossessamento” anche se assumono fino in fondo il loro impegno di proposta. Non si trasmette o insegna la fede, né in famiglia né in catechesi: la si testimonia. Più che essere un handicap la situazione attuale dell’educazione in una famiglia cristiana e della proposta della fede in una comunità, può divenire paradossalmente rivelazione di Dio. È la giusta mediazione perché riprenda luce nella nostra cultura e cresca nel cuore di coloro, certamente minoranza, che l’accoglieranno nella libertà. Queste due fragilità insieme faranno una forza. L’intelligenza va liberata dalla sua pretesa di primato, proprio perché possa svolgere il suo compito bene e in verità. Se la fede non è prima di tutto questione di intelligenza, anche la trasmissione della fede non può avere il suo perno sul registro dell’intelligenza. La fede prima di tutto è pratica, posizione del corpo, allenamento ! ad amare, uscita dal proprio mondo, entrare in contatto, farsi piccoli. L’annuncio deve avere il profumo del lievito… ossia, la ricchezza di essere poveri! La pazienza dei tempi lunghi, o il primato del tempo sullo spazio. La rinuncia a possedere i risultati e la forza della semina. I bisogni e le richieste sono così diversi che non è più possibile sviluppare un modello unico, occorre oggi osare, concepire itinerari, o solo tracce, adatti a ciascuno, per individuare «sentieri profumati di Cristo». (R.P.)