Zaccaria 12,10-11 Riverserò … uno Spirito di grazia
Il rinnovamento interiore del popolo è presentato come l’effetto di un dono dello Spirito che JHWH infonde abbondantemente su di esso. Lo Spirito viene paragonato a una sorgente di acqua viva che continua a zampillare in favore di tutti gli israeliti. Il compito principale dello Spirito è quello di provocare la conversione, che si esprime nel lutto per la morte dell’inviato di Dio e in un atteggiamento di fedeltà e implorazione nei confronti di JHWH. Proprio in forza dello Spirito, identificato con l’acqua della fonte, si attua la purificazione del popolo dai suoi peccati e dalle sue impurità. Il rinnovamento del popolo è dunque frutto non di un’iniziativa umana, ma di un intervento di Dio stesso che opera per la sua salvezza.
Ger 10,25: Riversa il tuo sdegno sulle genti che non ti riconoscono e sulle stirpi che non invocano il tuo nome.
Rm 5,18: Per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita.
Galati 3,26-29 Tutti siete uno in Cristo Gesù
Quando nel cammino della storia irrompe un evento che raccoglie, svela e porta a pienezza quello che era presente come profezia e come attesa, tutto appare assolutamente nuovo. Quando si perde il contatto vivo, in Gesù, delle Scritture antiche, ci si espone ad una lettura solo moralistica del cristianesimo. Al pagano dunque non sono chiesti gli adempimenti delle norme antiche, ma è proposta la perenne attualità della loro funzione: quella appunto di essere “pedagogo” che conduce a Cristo. La “nuova creatura” che è in noi, non è un possesso, ma un dono, e la sua consistenza non è riducibile ad uno stato di fatto, ma è perenne rinnovamento dell’azione salvifica di Dio. La nostra esperienza di peccatori perdonati celebra in noi questo intreccio tra la nostra fragilità e la potenza del dono del Signore.
Pr 17,21: Chi genera uno stolto ne avrà afflizione; non gioirà il padre di uno sciocco.
Gc 4,11: E se tu giudichi la Legge, non sei uno che osserva la Legge, ma uno che la giudica.
Luca 9,18-24 Chi dicono che io sia
Gesù pone una domanda diretta ai suoi discepoli cioè a coloro che hanno scelto di seguirlo più da vicino, e quando Pietro proclama la sua fede Gesù ordina loro di non dirlo a nessuno. Questo comando è forte perché nel riconoscerlo come figlio dell’uomo il discepolo scopre che la sequela è legata alla sorte del Signore. Rinnegare se stessi non significa odiarsi ma scegliere di non mettere se stessi al primo posto. Anche il caricarsi della croce non è un atteggiamento di mortificazione fine a se stessa, ma di scelta della vita piena del Signore morto e risorto. La sua Pasqua, è la rivelazione e la pienezza del Cristo di Dio. Quando il mondo lo rifiuterà e lo ucciderà, allora finalmente sarà piena e pienamente data la grazia della presenza e della potenza del Cristo di Dio nella storia e nella vita dell’intera umanità.
Ez 13,6: Hanno avuto visioni false, vaticini menzogneri coloro che dicono: “Oracolo del Signore”, mentre il Signore non li ha inviati.
Mt 23,3: Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno.
Per il confronto personale o in gruppo:
- Sei convinto che Dio sia il vero artefice di ogni rinnovamento?
- Che ti suggerisce l’unità in Cristo?
- Chi è per te Cristo Gesù?