1Re 17,17-24 Tu sei un uomo di Dio
Nell’episodio della morte del figlio della donna, Dio appare come colui che dà la morte e dà la vita. Non si dice quali sono i criteri a cui si ispira. Dio non è comprensibile all’uomo, il quale deve solo piegare la testa davanti a lui. Resta però la risorsa della preghiera, con la quale si può far cambiare il corso degli eventi. Ma più che un cambiamento in Dio, la preghiera del profeta, una volta che è esaudita, provoca il cambiamento nella donna, la quale riconosce che Elia è veramente una uomo di Dio e la parola di Dio, che egli proferisce, è «verità», cioè è una parola affidabile, su cui si può costruire la propria vita.
Gen 9,6: Chi sparge il sangue dell’uomo, dall’uomo il suo sangue sarà sparso, perché a immagine di Dio è stato fatto l’uomo.
1Cor 15,47: Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra, il secondo uomo viene dal cielo.
Galati 1,11-19 Ho ricevuto il Vangelo per rivelazione
Paolo il Vangelo non l’ha ricevuto né appreso da un uomo, ma per la rivelazione di Gesù Cristo. Questo è l’evento che gli attribuisce pienamente la realtà e il titolo di Apostolo, pur non essendo parte di quel gruppo scelto da Gesù nel suo cammino terreno. La memoria che Paolo fa della sua conversione e della sua vocazione rispecchia fedelmente la grande tradizione biblica delle vocazioni profetiche, da Isaia a Geremia, e quindi l’insondabile mistero dell’elezione divina “fin dal seno di mia madre”. Parla della sua azione come di un suo “dovere ineluttabile” di accompagnare e commentare l’evento della conversione attraverso un distacco completo da tutto quello che potrebbe essere visto come intervento o contributo da parte degli uomini.
Sal 119,130: La rivelazione delle tue parole illumina, dono intelligenza ai semplici.
Ap 1,1: Rivelazione di Gesù Cristo, al quale Dio la consegnò per mostrare ai suoi servi le cose che dovranno accadere tra breve.
Luca 7,11-17 Non piangere
Il vangelo di oggi ci porta in un piccolo villaggio in cui regnano la tristezza e il dolore. Gesù guarda la donna e ne sente compassione ed ha per lei una frase che tante volte pronunciamo con chi soffre e che sembra una frase fatta, priva di senso: ”non piangere”. Ma in questo caso la frase la dice il Signore della vita, colui che asciuga le lacrime, perché opera da risorto e sa che l’ultima parola non è la morte ma la vita. La morte non ha più potere, perché l’amore ha preso il sopravvento. La compassione è il segno dei risorti, è la forza di Dio che fatto uomo in Gesù opera attraverso la misericordia. E’ bella l’immagine di questa chiesa, descritta come il cammino di Gesù e dei suoi discepoli, con una “grande folla” con loro. E’ Gesù che entra nella storia dell’umanità.
Tb 11,9: Anna corse avanti e si gettò al collo di suo figlio dicendogli: “Ti rivedo, o figlio. Ora posso morire!”. E si mise a piangere.
Gv 11,31: Vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Per il confronto personale o in gruppo:
- Chi sono gli uomini di Dio oggi?
- Come è arrivato a te il Vangelo?
- Per che cosa ti capita di piangere?