XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)
Isaia 5,1-7 Voglio farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna
L’allegoria della vigna rappresenta una delle espressioni più alte dell’amore di Dio per Israele. In essa Dio si presenta come un amante che è spinto verso l’amata da una forte passione e da un desiderio ardente. L’alleanza perde così i connotati di un contratto giuridico e diventa l’espressione di un rapporto personale profondo. Dio dà tutto se stesso al popolo che ha scelto. Israele mantiene pienamente la sua stima anche quando è infedele a quei valori che ha messo alla base dell’alleanza. Il suo fallimento in questo campo, più che le sue prestazioni religiose, diventa richiamo a una ricerca che tutti devono compiere e che non sarà mai conclusa su questa terra.
Filippesi 4, 6-9 esponete a Dio le vostre richieste
Siamo al cuore della fede cristiana. Viviamo alla presenza del Signore. Celebriamo la sua azione in ogni tempo, luogo e atteggiamento della nostra vita. Come antidoto contro l’angoscia usiamo la preghiera nelle sue diverse forme e modalità: lode, supplica, ringraziamento. Inoltre la pace deve essere superiore ad ogni altra realtà esteriore ed interiore. Essa è la comunione, tra noi e Dio. Non è una situazione, quanto piuttosto un’incessante azione, un evento ininterrotto. Il dono di Dio, infatti, ama andare oltre i confini della fede confessata e predicata per manifestarsi ed operare negli spazi della storia umana. L’occhio e il cuore cristiani sono sollecitati a cogliere “il tesoro” della fede cristiana anche dove questa non fosse esplicitamente conosciuta e consapevolmente accolta.
Matteo 21, 33-43 Un padrone piantò una vigna
Il Regno di Dio non è offerto in dono ai vignaioli; prova ne è che viene dato in affitto ai vignaioli. Il Regno di Dio non è offerto in dono, ma il regno di Dio “è” il donare, è il dono. Dio non si offre in dono, Dio è il dono, Lui è il donare. Si paga un prezzo non per accogliere il dono, ma per entrare nel dono, per avere parte a Colui che è il dono. Così la nostra essenza, come quella di Dio, ha la consistenza del donarsi, del darsi totalmente. Nella relazione tra me e Dio, non rimane niente di me, perché sono tutto in Dio, e non rimane niente di Dio, perché è tutto in me. Tuttavia ognuno rimane se stesso. L’essenza del cristianesimo non è il dono, perché questo finisce e diventa proprietà di qualcun altro, ma è il darsi, in un movimento infinito: è la Trinità.
La vigna è consacrata
La vigna prefigura noi, il popolo di Dio stabilito sulla radice della vite eterna (cfr Gv 15,1-6). Il vignaiolo è senza alcun dubbio il Padre onnipotente (cfr Gv 15,1). Guardiamoci bene dal temere qualsiasi danno a questa vigna che il custode sempre desto del Salvatore ha circondata col muro della vita eterna contro tutte le lusinghe della malizia mondana. Salve, vigna meritevole di un custode così grande! Ti ha consacrata il sangue di innumerevoli profeti e quello, tanto più prezioso, versato dal Signore (Ambrogio, Commento al vangelo di Luca).
Gen 37,18: Essi lo videro da lontano e, prima che giungesse vicino a loro, complottarono contro di lui per farlo morire. Sal 2,5: Egli parla nella sua ira, li spaventa con la sua collera.
Is 5,4: Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto? Perché, mentre attendevo che producesse uva, essa ha prodotto acini acerbi?
Mt 26,50.57: E Gesù gli disse: “Amico, per questo sei qui!”. Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono.
Mc 12,9: Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri.
Per il confronto personale o in gruppo
- In che cosa ti senti curato dal Signore?
- Hai richieste particolari da fare a Dio?
- Come vivi il tuo essere dono?
Rinaldo Paganelli