1Re 19,16.19-21: Gli gettò addosso il suo mantello
La chiamata di Eliseo dà un’idea dell’origine e della radicalità della vocazione profetica. Infatti non è Eliseo che si mette a disposizione di Dio e neppure Elia che decide di chiamarlo al suo servizio, ma è Dio stesso che dà a Elia il compito di andarlo a cercare e di coinvolgerlo nella missione di guida spirituale del popolo. A Eliseo si richiede una risposta immediata e radicale. D’ora in poi non potrà più tornare indietro, ma dovrà immergersi sempre più in un compito nel quale non mancheranno difficoltà e sofferenze. La chiamata di Eliseo rappresenta per Elia l’uscita dalla solitudine che aveva caratterizzato la sua esistenza fino a quel momento. Ora ha trovato un compagno con cui condividere un progetto per nulla facile, che è quello non solo di ammonire il popolo, ma anche di condizionare gli avvenimenti della storia perché Israele, colpito dai flagelli predisposti da Dio, ritorni sulla retta strada.
Lv 13,9: Se qualcuno avrà addosso una piaga di lebbra, sarà condotto dal sacerdote
Mc 14,46: Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono
Galati 5,1.13-18: Non distruggetevi
Siamo stati “chiamati a libertà”. L’immagine della corsa nella verità viene accompagnata da quella della chiamata alla libertà (v.13). E la libertà, se ben intesa, si attua e si compie nella carità fraterna, nella quale ci si fa servitori gli uni degli altri. Paolo fa appello a quel cuore del Vangelo che gli è caro: “Amerai il prossimo tuo come te stesso” è il comandamento che porta in se stesso l’adempimento di ogni altro precetto. Compreso l’amore di Dio, perché l’amore del prossimo è la visibilità storica e il segno tangibile dell’Amore che Dio ci ha donato. Il dramma della carità, e quindi i peccati contro la carità stessa, non abbiano conseguenze troppo distruttive.
Pr 24,15: Non insidiare, come un malvagio, la dimora del giusto, non distruggere la sua abitazione
Rm 14,20: Non distruggere l’opera di Dio per una questione di cibo!
Luca 9,51-62 Essi non vollero riceverlo
Il vangelo descrive il viaggio di Gesù e dei discepoli con termini di grande solennità e potenza: si tratta proprio del grande cammino di Gesù verso gli eventi della salvezza del mondo. Il suo essere “elevato in alto” sarà sia l’innalzamento sulla croce, sia la sua ascensione al Padre. Gesù salirà a Gerusalemme, città che i Samaritani rifiutano come cuore della loro fede, ma ormai queste rivalità devono finire per la potenza universale di salvezza del mistero pasquale del Signore. Per questo Gesù rifiuta con severità l’ipotesi di un giudizio divino da invocare contro quella gente. La mitezza e la forza sono intimamente intrecciate tra loro. Il discepolo del Figlio dell’uomo non ha la possibilità di rifugiarsi in una formula fissa e definitiva, perché lo Spirito lo muove incessantemente dentro alla perenne novità del Vangelo che visita la storia.
Sir 50,21: Tutti si prostravano di nuovo per ricevere la benedizione dell’Altissimo
Gc 1,7: Un uomo così non pensi di ricevere qualcosa dal Signore
Per il confronto personale o in gruppo:
- Sei capace di cedere il passo?
- Senti di essere invitato ad essere libero?
- Sei sempre pronto a ricevere Cristo Gesù?