2 Re 5,14-17 Non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele
La guarigione di Naaman è presentata come l’occasione di un’autentica conversione al Dio di Israele da parte di un non israelita. Poiché si trattava di una persona importante, doveva partecipare al culto della divinità del posto in cui viveva: un rifiuto poteva essere considerato come una ribellione. Eliseo non prende esplicitamente posizione, ma dimostra un atteggiamento comprensivo e tollerante. Astenendosi da ogni giudizio, lascia a Naaman il compito di decidere con la sua coscienza. È questo un gesto di grande rispetto e di solidarietà. Tutto il racconto tende così a dimostrare che la religione israelitica è l’unica vera, ma al tempo stesso sottolinea che anche a un non ebreo è possibile aderire al vero Dio senza essere costretto a praticare tutte le norme che regolano il culto di Israele.
Ez18,29: Eppure la casa d’Israele va dicendo: “Non è retta la via del Signore”. O casa d’Israele, non sono rette le mie vie o piuttosto non sono rette le vostre?
Eb 8,10: E questa è l’alleanza che io stipulerò con la casa d’Israele dopo quei giorni, porrò le mie leggi nella loro mente e le imprimerò nei loro cuori.
2 Timoteo 2,8-13 Ricordati che Cristo Gesù è risuscitato
Al centro della “memoria”, c’è il Cristo della Pasqua. Il credente vive di questa memoria e per questa memoria. La vita cristiana è questa “memoria” di Gesù morto e risorto, memoria celebrata in ogni esistenza. Paolo invita Timoteo a “ricordare”, che vivere la memoria è ben più che un semplice fatto mnemonico, è la “celebrazione” di tutta la vita. Inoltre, dire che Gesù è “della stirpe di Davide” vuol dire collegare la sua persona e la sua vita alla grande profezia di Israele, cogliere la sua Pasqua come compimento delle attese di Israele e quindi del grande gemito di attesa di tutta la creazione e di tutta la storia. Nell’economia della salvezza Paolo annuncia un Vangelo che è secondo il taglio particolare che il Signore ha svelato e affidato alla sua predicazione.
Bar 3,23: Non hanno conosciuto la via della sapienza, non si sono ricordati dei suoi sentieri.
Rm 11,18: Se ti vanti, ricordati che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te.
Luca 17,11-19 Gli vennero incontro dieci lebbrosi
La guarigione dei dieci lebbrosi evidenzia, ad uno sguardo superficiale, il potere taumaturgico di Gesù. Il lebbroso che ritorna indietro, che è poi un samaritano, diventa il modello del credente, che non si ferma al miracolo, ma entra in una relazione personale con il Signore e nella guarigione, intravede la possibilità di andare oltre, la possibilità di una vita nuova. Solo a lui Gesù dirà “la tua fede ti ha salvato”, e con queste parole lo straniero, il lontano, il samaritano, diventa parte del popolo di Dio, dei figli redenti. Il lebbroso guarito che riconosce con fede l’opera di Dio nella sua vita, diventa capace di lodarlo e glorificarlo. Entra nella logica di accogliere il dono e non tenerlo per sé, è stato riscattato dalla sua umiliazione, si prostra dinanzi alla potenza di Gesù e crede.
DT 24,8: In caso di lebbra, bada bene di osservare diligentemente e fare quanto i sacerdoti leviti vi insegneranno.
Mt 11,5: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati.
Per il confronto personale o in gruppo:
- Sei aperto verso le altre religioni?
- Che incidenza ha la risurrezione nella tua vita?
- C’è qualcosa di cui senti il bisogno di ringraziare?