IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Deuteronomio 18,15-20 Il Signore susciterà un profeta

Il profeta è un uomo che parla in nome di Dio. Da qui sorge il concetto di ispirazione, che significa agire e scrivere sotto la guida dello Spirito. Nonostante l’immagine di Dio che mette le sue parole sulla bocca del profeta, questi non è uno strumento amorfo che agisce solo sotto l’influsso di Dio. Il profeta è uno che scopre la parola di Dio attraverso un processo di riflessione umana alla luce della fede sugli eventi di cui è testimone. Ciò appare chiaro dal fatto che, secondo il Deuteronomio, anche il profeta può sbagliare: se ciò dovesse accadere, egli renderà conto del suo errore; ma anche il popolo, se si lascerà condurre per strade errate, sarà responsabile del suo comportamento. Ciò implica che anche il popolo dovrà essere dotato di un carisma profetico.

1Corinzi 7,32-35 Vorrei che foste senza preoccupazioni

Paolo riconosce l’importanza del matrimonio con tutto ciò che esso comporta, ma non nasconde la sua preferenza per il celibato. Egli esprime il suo punto di vista sullo sfondo di un mondo la cui fine è stata ormai decretata, nel quale il credente può vivere correttamente solo relativizzando tutte le realtà terrene, di cui pure deve fare uso. In questa prospettiva il celibato appare come una libera scelta, che uno fa per esprimere in un modo più radicale il suo distacco da un mondo destinato a finire e la sua ricerca di una dedizione totale a Cristo. Appunto nell’imminenza della fine il celibato permette al credente di superare meglio la tribolazione finale, togliendogli quelle preoccupazioni che invece lo stato matrimoniale comporta.

 Marco 1,21-28 Insegnava con autorità

Gesù insegna con autorità; la sua non è una autorità di parole, ma di essenza. È una autorità capace di rovinare il male, come dicono gli spiriti impuri. Cristo Gesù si incontra faccia a faccia con il male, non lo fugge, non lo sublima, gli toglie potere. Lo spirito lotta con l’uomo posseduto fino a straziarlo, come segno che la liberazione dal male è una lotta faticosa, però Gesù è lì e libera. Questa è la nostra forza: nel nome del Signore, con la certezza della sua presenza, con la potenza del suo insegnamento fatto con autorità, non fuggire dinanzi alle realtà che “sembrano possedute da spiriti immondi”, ma cercare cammini di liberazione. La liberazione dal male richiede sofferenza e strazio, però nello stesso tempo è una liberazione che avviene immediatamente e radicalmente. È il regno di Dio che comincia a manifestarsi.

Il santo di Dio

Nel racconto non è Gesù, ma il demonio, che prende l’iniziativa. L’e­sclamazione del nome di Gesù può essere considera­ta come il brandire un’arma letale; perché era convinzione comune, come lo è tutt’oggi nelle culture animistiche, che chi conosce il nome di una persona può usarlo magicamente e prendere potere su di lei. Ma l’arma fallisce. Gesù zittisce il demonio, costringendolo a lasciare la sua vittima e strumento.

Es 14,12: Non ti dicevamo in Egitto: Lasciaci stare e serviremo gli Egiziani, perché è meglio per noi servire l’Egitto che morire nel deserto?

Sal 16,10: Perché non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.

Sal 50,16-17: Al malvagio Dio dice: “Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza, tu che hai in odio la disciplina e le mie parole te le getti alle spalle?”

Mc 1,10-11: E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio l’amato, in te ho posto compiacimento”.

At 3,14-15: Voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l’autore della vita.

Per il confronto nel gruppo

  • In che modi eserciti la tua funzione profetica?
  • Che cosa ti preoccupa maggiormente?
  • Come contrasti il male?

Rinaldo Paganelli