2 Samuele 5,1-3 Tu pascerai Israele
È importante mostrare che Davide è stato unto re non solo dagli anziani della sua tribù, ma anche da quelli delle altre tribù: tutto Israele l’ha riconosciuto come capo naturale. Ciò che lo contraddistingue è la sua fedeltà al progetto divino. In lui e nella sua discendenza il popolo troverà un punto di riferimento molto sicuro nei suoi rapporti con Dio. Questa stabilità della sua discendenza darà origine all’attesa messianica per cui il vero unto di JHWH non sarà più Davide, ma il suo discendente, mediante il quale Israele otterrà da Dio la liberazione definitiva.

Is 61,5: Ci saranno estranei a pascere le vostre greggi e figli di stranieri saranno vostri contadini e vignaioli.
Lc 17,7: Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”?

Colossesi 1,12-20 Ci ha liberati dal potere delle tenebre
Paolo ricorda l’evento della salvezza: Dio Padre ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto. Dio dunque conosciuto come “il Salvatore”. È l’esperienza degli antichi padri, liberati dalla schiavitù del paese del male e della morte e portati da Dio nella libertà del cammino verso la Terra. È la Pasqua che si è adempiuta nel Signore Gesù Cristo. È il grande “passaggio” (“Pasqua”) dalla schiavitù alla libertà, dalla morte alla vita. Tale opera di salvezza è universale, perché in Gesù Cristo sono state create tutte le cose, perché Egli, perfetta immagine del Padre, è generato prima di ogni creatura. Per mezzo di Lui sono state create anche quelle potenze che governano il creato e la storia; per cui nulla è fuori dal potere del Cristo di Dio. La Chiesa è la realtà umano-divina che manifesta e accoglie la salvezza operata dal Cristo di Dio.

Ger 13,16: Voi aspettate la luce, ma egli la ridurrà in tenebre e la muterà in oscurità profonda!
Gv 1,5: la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.

Luca 23,35-43 Ricordati di me
Nel dialogo di Gesù crocifisso con i due ladroni, c’è sintetizzata tutta la vicenda umana di ogni tempo. Il Signore che muore re nell’apparente fallimento, espressione dell’amore più grande della storia, che condivide la sorte dei malfattori, è tra i due poli dell’umanità. Da una parte l’ostinata incredulità, la sufficienza di rimanere nell’apparenza di una vittoria tutta terrena e dall’altra il desiderio di una possibilità di una vita che non finisce e che diventa, nel dolore estremo, supplica e richiesta di perdono.  “Ricordati di me” è l’espressione che anche noi tante volte rivolgiamo a chi vogliamo bene, perché si rafforzi la comunione. La risposta di Cristo Gesù è il segno della sua regalità. Nella sofferenza della crocifissione e della morte vicina, il suo sguardo è rivolto a chi gli chiede aiuto, ad un povero, un delinquente che però è e rimarrà sempre figlio amato e prediletto… Oggi sarai con me in paradiso.

Bar 3,23: i ricercatori dell’intelligenza non hanno conosciuto la via della sapienza, non si sono ricordati dei suoi sentieri.
Rm 11,18: Se ti vanti, ricordati che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te.

Per il confronto personale o in gruppo:

  • Come vedi le guide della tua comunità?
  • Da cosa ti ha liberato Cristo Gesù?
  • Ti è facile ricordare chi fa più fatica?