Abacuc 1,2-3;2,2-4 Soccombe colui che non ha l’animo retto
L’oracolo pronunziato da Abacuc mette in luce l’efficacia della fede nella vita quotidiana delle persone. Colui che crede nella potenza e nella bontà di Dio, lottando per la giustizia, pronto a pagare di persona per i valori in cui crede, non si scoraggia di fronte alle prove che lo colpiscono, ma riesce a stare in piedi. Anche se dovesse soccombere, egli resta vittorioso, perché ha attuato una vita piena di significato e ha fiducia che la sua opera non andrà persa. Chi invece si comporta in modo egoistico, nelle prove giunge facilmente alla disperazione e ne viene travolto. Aderendo in questo modo a Gesù, il credente dà un significato alla sua vita e compie quelle opere che gli permetteranno un giorno di entrare nella pienezza del regno di Dio.

Gb, 1.8: Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male.
At, 8,21: Non hai nulla da spartire né da guadagnare in questa cosa, perché il tuo cuore non è retto davanti a Dio.

2 Timoteo 1,6-8.13-14 Ravviva il dono di Dio che è in te
Paolo si rivolge a Timoteo perché partecipi alla lotta per il Vangelo, accettandone le inevitabili conseguenze sul piano personale della sofferenza: «soffri anche tu insieme con me per il Vangelo» (v.8). Il forte invito rivolto a Timoteo è quello di “prendere come modello” per sé la vicenda del suo maestro e padre, e a non lasciarlo solo nell’azione di annuncio. Questo in fondo è il tratto essenziale di ogni comunicazione del mistero cristiano: quello di poter celebrare in se stessi la Persona e la Pasqua di Gesù. Fede e carità di Cristo, sono a noi donate insieme alla Parola e attraverso di essa, sono la forza della vita fedele. Questa è l’opera dello Spirito Santo “che abita in noi”.

Pr 19,14: La casa e il patrimonio si ereditano dal padre, ma una moglie assennata è dono del Signore.
Rm 5,15: Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù.

Luca 17,5-10 Siamo servi inutili
Il dono supremo della misericordia divina ci deve custodire nell’incessante disposizione al perdono e all’accoglienza di chi è stato chiamato alla vita nuova e, inevitabilmente s’incontra con i limiti e la fatica del chiamato. L’attento e appassionato esercizio del perdono è via maestra per il cammino di chi in qualche modo è affidato alla nostra responsabilità e al nostro amore. Ogni persona è in questo senso il “padrone” da servire sino in fondo. In questo non c’è niente di speciale, è la via normale. E’ difficile rendere il significato del termine reso qui con quell’ “inutili” che vuole indicare l’assoluta ordinarietà del ministero del perdono: siamo servi “di cui non c’è bisogno”, nel senso che ogni altro potrebbe fare quello che ci è chiesto. Noi, abbiamo semplicemente “fatto quanto dovevamo fare”.

Is 1,3: Smettete di presentare offerte inutili; l’incenso per me è un abominio.
Tit: 3,9: Evita invece le questioni sciocche, le genealogie, le risse e le polemiche intorno alla Legge, perché sono inutili e vane.

Per il confronto personale o in gruppo:

  • Come è il tuo animo nei confronti della realtà?
  • Quanto sei pronto a spendere per il vangelo?
  • Come ti senti nel tuo servizio?