NATALE DEL SIGNORE (ANNO B)

 Venne, viene, verrà

La prima mossa, per sgomberare il terreno al Signore che viene, è mettere risolutamente al centro l’attenzione a un Dio che in Cristo Gesù non abbandona mai. Deve essere un soprassalto collettivo, una conversione della mente, uno scatto di orgoglio. In questo natale ci inseriamo nella tradizione liturgica della Chiesa che ha voluto segnare la notte, l’aurora e il giorno, per dirci di un Gesù che venne, viene e verrà. Per la nostra vita ci sono eventi accaduti, che accadono e accadranno.

Venne nella carne 1Gv 4,2

Facile la meditazione sulla prima venuta di Gesù, quella dell’incarnazione, illustrata dai ‘vangeli dell’infanzia’ di Matteo e di Luca (cf. Mt 1-2; Lc 1-2): è un evento che si compie nell’umiltà, perché Gesù nasce da Maria, nella campagna di Betlemme. Di questa nascita non si accorgono né i potenti né gli uomini del culto e della legge: sono pastori, poveri coloro ai quali Dio dà l’annuncio della nascita del Messia, il Salvatore. Non ci si prepara alla Natività di Gesù Cristo, ma a Natale si fa memoria di un evento del passato, già avvenuto «nella pienezza del tempo» (Gal 4,4), dove abbiamo scoperto che ‘Cristo’ fu ‘nostra redenzione’ (1Cor 1,30).

Viene “in Spirito e potenza” Lc 1,17

La venuta di Gesù in noi può avvenire ogni giorno, qui e adesso. Il cristiano sa che il suo corpo è chiamato a essere dimora di Dio, tempio santo. Ecco allora l’importanza che il Signore Gesù venga, nasca in noi, in modo che la Sua vita sia innestata nella nostra vita, fino a poter dire nella fede: «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (Gal 2,20). È una venuta che ciascuno di noi deve invocare – «Marana tha! Vieni, Signore Gesù!» (1Cor 16,22; Ap 22,20) -, deve preparare, predisponendo tutto per l’accoglienza del Signore che viene nei modi che egli solo decide, in base alla sua libertà e alla potenza dello Spirito santo. Il Signore che viene è nostro riposo e nostra consolazione.

“Verrà nella gloria” Lc 9,26

A Natale, volgiamo i nostri sguardi alla venuta gloriosa di Cristo alla fine dei tempi perché, secondo la promessa che ripetiamo nel Credo, «verrà a giudicare i vivi e i morti e il suo Regno non avrà fine». Questo è decisivo per la fede: se Cristo non viene nella gloria quale instauratore definitivo del Regno, vana è la nostra fede, vana la nostra affermazione della risurrezione, debole la nostra vita di sequela (cf. 1Cor 15,19). Con il Natale siamo invitati ad essere i custodi e i testimoni sempre attenti, perché il tesoro del Dio che si incarna venga conservato nella sua integrità e purezza e, perché questa ricchezza resti accessibile e comprensibile a tutti.

Ricordiamo la nascita di Gesù, l’accogliamo in noi oggi, attendiamo la sua venuta nella gloria.

Rinaldo Paganelli