IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B)
2 Samuele 7,1-5.8-12.14.16 Renderò grande il tuo nome
A Davide che vuole dare al popolo un centro per il culto, per rafforzare la sua dinastia, Dio ricorda che è solo lui che edifica la casa in cui abiterà, una storia fatta di persone che lo accolgono. Non dunque una casa di pietra, costruita da mano umana, sarà la dimora di Dio, ma la storia delle esistenze umane a lui fedeli. Nasce così l’attesa di un re, discendente di Davide, chiamato quindi «Messia» (unto) che alla fine dei tempi dovrà portare la salvezza al suo popolo e a tutta l’umanità. Infatti l’attesa del Messia implica che nel corso della sua esistenza Israele non avrà più bisogno di un re e potrà sottostare ai grandi imperi, purché resti fedele al suo Dio e alla sua legge. Da qui l’importanza che questa profezia ha avuto per i primi cristiani.
Romani 16,25-27 A Dio la gloria
L’obbedienza alla fede non si esaurisce in un atto unico, indivisibile, piuttosto è l’inizio di una lotta contro tutte le tentazioni mondane di disobbedienza, di autosufficienza, di presunzione, pensieri propri dell’uomo carnale, che secondo le parole di Paolo, ha sempre mille ragioni da opporre alla fede. L’obbedienza alla fede suppone la vittoria su tutto ciò che costituisce il disordine della mente. Il disordine della mente è una situazione costante dell’esistenza. Chi riesce a disciplinare il mondo delle fantasie ottiene una certa buona salute mentale. La scoperta di questo mondo interiore difficile è parte del cammino spirituale.
Luca 1,26-38 Ti saluto piena di grazia
L’iniziativa non può che essere di Dio. È Dio che manda l’angelo Gabriele con un messaggio. Quello che deve avere un po’ turbato Maria è quell’ultima parola: “il Signore è con te”, perché è un’espressione che serve a dare coraggio quando c’è da fare qualche cosa di superiore alle proprie forze. Lo stupore e il turbamento nascono naturalmente dalla percezione della distanza tra noi creature e Dio, la santità, l’amore e la sapienza di Dio. La creatura umana deve sempre, per forza, chiedersi chi sono io perché il Signore mi guardi con benevolenza, chi sono io perché il Signore mi rivolga una parola di attenzione, chi sono io perché il Signore mi chiami a partecipare al suo progetto di salvezza. E questo “chi sono io” è l’atteggiamento necessario nell’atto di fede.
Gioisci
Gioisci, altezza inaccessibile ai pensieri umani; gioisci, profondità imperscrutabile anche agli occhi degli angeli. Gioisci, tu che sei trono del Re; gioisci, perché porti Colui che tutto porta. Gioisci, stella che manifesti il sole; gioisci, grembo della divina incarnazione. Gioisci, tu per cui si rinnova la creazione; gioisci, tu per cui si fa bambino il Creatore. Gioisci, sposa senza nozze! (Liturgia bizantina).
Gn 1,2: La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Sal 17,8: Custodiscimi come pupilla degli occhi, all’ombra delle tue ali nascondimi.
Sal 104,30: Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra.
Is 6,8: Poi io udii la voce del Signore che diceva: “Chi manderò e chi andrà per noi?”. E io risposi: “Eccomi, manda me!”.
Ez 2,1-2: Mi disse: “Figlio dell’uomo, alzati, ti voglio parlare”. A queste parole, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava.
Lc 9,33-34: Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: “Maestro, è bello per noi essere qui… Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare in quella nube, ebbero paura.
Per il confronto personale o nel gruppo
- Ti senti grande con il Signore?
- Il tuo cammino di fede ha tempi di fatica?
- Credi che il Signore ha bisogno di te?
- Rinaldo Paganelli