Atti 15,1-2.22-29 Scelsero alcuni per inviarli
Il modo più istintivo di ascoltare parole come queste che oggi il Signore ci regala, è forse quello di osservare come nelle vicende umane, anche quelle della comunità credente, ogni vicenda e ogni decisione devono accettare limiti e compromessi, e come si sia sempre esposti ad un certo “tradimento” della luce evangelica nella fatica della storia e nella complessità del cuore umano.  Il Signore è venuto a visitare l’infermità dell’uomo. Davanti al Vangelo non c’è uomo che non sia peccatore, ma non c’è peccatore che Dio non voglia visitare e cui non voglia far dono della sua Parola. La Parola accetta “a priori” i limiti nei quali si collocherà e si esprimerà. Ma la storia della salvezza è sempre la storia dell’affaticarsi del Vangelo e del suo lento ingresso nei cuori e nelle menti dell’umanità. Ma sono pur sempre passi di salvezza.

Dt 25,1: Quando sorgerà una lite fra alcuni uomini e verranno in giudizio, i giudici che sentenzieranno, assolveranno l’innocente e condanneranno il colpevole.
Eb 13,2: Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli.

Apocalisse 21,10-14.22-23 L’angelo mi trasportò
Lo “splendore” del v.11 è termine usato solo qui e in Filippesi 2,15, per dire che i cristiani devono splendere come “astri” nel mondo; per cui si potrebbe pensare al Cristo stesso come “astro luminoso”, con l’ulteriore descrizione che ne parla come di “pietra”. Le mura e le porte di Gerusalemme ne fanno un luogo di convergenza universale. Nello stesso tempo si afferma che tutta l’umanità entrerà passando per le porte e le mura: con perfetta sovrapposizione si sottolinea che “dodici” è riferito sia alle dodici tribù, sia ai dodici apostoli dell’Agnello. È affascinante in questa immagine l’intreccio perfetto tra accoglienza e apertura, che è proprio un vero miracolo. Nelle cose del mondo l’accoglienza si rivela spesso come una gabbia, e, al contrario, l’apertura trasforma i luoghi in portinerie senza calore e colore. La vocazione dell’umanità è quella delle nozze con il suo Dio e con l’Agnello immolato per lei per vivere correttamente l’accoglienza e l’apertura..

Gen 22,12: L’angelo disse: “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente!
At 8,26: Un angelo del Signore parlò a Filippo e disse: “Àlzati e va’ verso il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta”.

Giovanni 14,23-29 Non sia turbato il vostro cuore
Il Signore afferma l’assoluta unicità della pace che Egli annuncia e dona: “Non come la dà il mondo…”. E a questo punto, ecco un rinnovato invito a non lasciarsi turbare. La pace mondana è una pace “imperiale”, cioè imposta e controllata da un vincitore, da un superiore, da uno più grande di potere, di pensiero e magari di meriti…e la sua egemonia tiene per qualche tempo fermo il conflitto. La pace cristiana è la pienezza della presenza e dell’amore del Figlio di Dio nella vicenda dell’uomo. Uno dei prefazi della Messa afferma che Egli “annientò Se stesso, e col sangue versato sulla croce pacificò il cielo e la terra”. Per questo è necessario il suo invito a non turbarsi e a non avere timore.

Gen 41,8: Alla mattina il suo spirito ne era turbato, perciò convocò tutti gli indovini e tutti i saggi dell’Egitto.
Rm 14,15: Ora se per un cibo il tuo fratello resta turbato, tu non ti comporti più secondo carità.

 

Per il confronto personale o in gruppo

  • Come vivi le fatiche della tua comunità?
  • Come essere più accoglienti nelle nostre comunità?
  • Per che cosa si turba il tuo cuore?