Incontro per i catechisti della diocesi di Rossano-Cariati
Venerdì, 26 gennaio 2024 nella Diocesi di Rossano-Cariati si è tenuto il secondo incontro dell’itinerario di formazione per catechisti. Tema dell’incontro: “La sfida del ricordare. La Parola riaccende la fiamma della speranza” A relazionare sul tema è stato il prof Vincenzo Giorgio, biblista e profondo conoscitore delle lingue orientali. È stato un incontro molto intenso, pieno di spunti di riflessione. Dopo il saluto di don Maurizio Biondino, direttore dell’UCD, il nostro relatore in modo puntuale, profondo, coinvolgente e originale ci ha condotto per mano nel Vangelo di Marco, il Vangelo che riaccende la fiamma della speranza, attraverso il “ricordo” della Parola. Sebbene, in questo vangelo, il termine ricorra solo tre volte, (Mc 14,9; Mc 11,12-14.20-21 e Mc 14,29-31.53-54.66-72) Marco lega il ricordo alla dimensione dell’annuncio, una dimensione che appartiene al nostro essere catechisti. E come modello del cristiano-catechista ci presenta Pietro, come a volerci mettere di fronte alle nostre fragilità, alle nostre autoreferenzialità e a volerci “ricordare” che, quando la Parola di Dio ci raggiunge non sempre può essere capita o accettata, ma in seguito, può capitare che, “ vivendo la vita”, quando tutto ci sembra perduto, il ricordo della Parola inizia a ripresentarsi come su di una pellicola nella nostra mente e nel nostro cuore e, allora e solo allora, tutto riaffiora, si ripresenta davanti ai nostri occhi prima opacizzati da quel velo impercettibile d’insensibilità, di paura, di stanchezza, di affanno e, solo in quel momento, quando acquista il giusto valore, viene capita e accolta.
Vincenzo, – come a voler ricordare quanto “incerto e labile” sia nell’uomo, soprattutto di oggi, il “ricordare” e quanto sia importante, per noi catechisti mantenere viva la Parola che fa ardere il cuore – ha introdotto l’incontro con la prima lettera di Pietro, in cui lo stesso Pietro ricorda di tenere accesa la fiaccola della speranza e cioè che il Dio di Gesù Cristo è il Dio di ogni grazia che promette eternità oltre le sofferenze. Parole di conforto, di supporto, d’incoraggiamento, anche oggi, per noi catechisti. Sempre nei saluti finali della 1 di Pietro si fa riferimento ai due personaggi che, poi hanno dato voce alla relazione del nostro relatore: Silvano, segretario personale, l’amanuense di Pietro nella sua prima lettera e Marco, erede spirituale di Pietro che, infatti chiama “Figlio mio”.
Nella sua relazione ha usato una tecnica a lui molto cara, quella della narrazione: dare voce a un personaggio biblico. Questa volta, lo fa attraverso una lunghissima e bellissima lettera che Silvano scrive a Marco, l’autore del più breve, ma più antico dei quattro vangeli.
In questa lettera, attraverso la voce di Silvano, abbiamo potuto rivivere le incomprensioni, le paure, le fatiche, i momenti di dubbio e di difficoltà, che l’evangelista Marco ha vissuto e i pregiudizi che Paolo aveva verso di lui, a tal punto che rifiutò di portarlo con sé nel secondo viaggio missionario. Queste sottolineature su Marco, che Vincenzo ci ha regalato, hanno consolato, incoraggiato i tanti catechisti presenti all’incontro. I momenti di dubbio, di incomprensioni fanno parte del ministero di catechista, ma non dobbiamo mai perdere la speranza e coltivare la pazienza non solo verso di noi, ma anche verso coloro che, come formatori, incrociamo nel nostro annuncio. Marco considerato da Paolo poco affidabile diventa erede spirituale di Pietro nonché autore di uno dei quattro Vangeli e questo ci aiuta a capire come Dio può operare grandemente nella vita di qualcuno, anche dopo un fallimento.
Le parole che il relatore ci ha regalato, con così tanta generosità, hanno lo splendore della Parola e davanti alla parola non si può che restarne in silenzio, ammirarla e contemplarla. Grazie, grazie. Questo incontro ha risvegliato la memoria di Dio nei nostri cuori ci ha ricordato che il “ricordo” è in realtà un messaggio che penetra in profondità nei cuori dei credenti, un pò come era accaduto a Pietro pentito che “si era ricordato della parola che il Signore gli aveva detto” riguardo al suo tradimento e si era convertito. La provocazione-sfida che Vincenzo ci ha lasciato è risvegliare la testimonianza, la bellezza e la grazia della Parola affinché coloro che accompagniamo possano esserne attratti, desiderarla e farne esperienza.
(Gabriella Marcella Casacchia)