VI DOMENICA DI PASQUA (ANNO A)
Atti 8,5-8.14-17: Pregarono per loro
Tra Samaria e i Giudei c’era una cortina fatta di scomuniche. Il compito dello Spirito Santo non è di liberarci dalla realtà concreta, ma ci mette in comunicazione con tutto il mondo, con tutti al di là delle differenze, non solo politiche ma anche spirituali. È quindi un fatto che consolida l’unità ecclesiale. In secondo luogo, sempre attraverso l’imposizione delle mani, viene conferito ai cristiani di Samaria, in modo tutto particolare, il dono dello Spirito Santo. Il gesto dell’imposizione delle mani non ha alcun sapore magico, perché è inserito in un contesto di preghiera di intercessione da parte degli apostoli, che è definita come preghiera di intercessione. Coloro che ricevono lo Spirito sono irrobustiti, confermati, nel loro cammino di credenti.
1 Pietro 3,15-18: È meglio soffrire facendo il bene
I neofiti cristiani devono sapere che li attendono tempi difficili, non devono essere sorpresi, come se si trattasse di qualcosa di imprevisto, di inatteso, di strano (1 Pt 4,12). Anzitutto sono invitati a prendere coscienza del fatto che Cristo è vicino a loro, li accompagna, è nel loro cuore. Non è contro di loro che si è scatenato l’odio, ma contro il Signore. Devono essere sempre pronti a rispondere a chi chiede ragione della speranza che li anima. Da qui la necessità di fondare su basi solide, su convinzioni profonde la propria fede. È fragile, precaria, incerta quella che si regge sulle emozioni passeggere. Solo quando fa riferimento alla parola di Dio essa è ferma, incrollabile (Rm 10,17). Chi la possiede non ha difficoltà a mostrare che essa conduce a scelte di vita serie, affidabili, sagge.
Giovanni 14,15-21: Non vi lascerò orfani
Il Risorto non sarà visibile a coloro che non credono. Il mondo senza fede, quello che fonda la sua vita solo sulle certezze umane, non vedrà più il Signore perché incapace di una visione di fede. I credenti, invece, quelli che accolgono la parola di Gesù e osservano i suoi comandamenti, specie quello dell’amore fraterno, lo vedranno. Di fatto una delle prove più difficili della fede è il senso d’isolamento in mezzo a un mondo che ragiona e agisce con criteri diversi dai nostri: perdono, amore ai nemici, appaiono comportamenti strani quando si collocano entro un contesto pagano. Unico antidoto a questa sensazione di smarrimento è il senso della presenza continua del Signore con noi come fonte di coraggio rinnovato. Il Cristo risorto è raggiungibile solo dalla fede dei discepoli.
C’è chi ci consola
Il Figlio e lo Spirito Santo sono consolatori in maniera diversa, per parlare secondo le rispettive appropriazioni personali. Cristo è detto avvocato in quanto come uomo intercede per noi presso il Padre, invece lo Spirito Santo lo è in quanto suggerisce a noi come pregare.
Caratterizziamo questa domenica
Gesù annunzia la venuta del suo “successore” presso i discepoli che sarà inaugurata dalla sua risurrezione dopo la morte. Egli dice espressamente che questa esperienza di incontro è riservata ai discepoli, cioè ai credenti. Infatti il “mondo” che rappresenta lo spazio dell’incredulità non lo potrà vedere. Dunque la promessa dello Spirito corrisponde alla benedizione di Dio per quelli che ne osservano i comandamenti, cioè sanno amare. Ma nel vangelo di Giovanni “osservare” o “accogliere i comandamenti” o il comandamento unico equivale ad “amare”. Dunque la condizione per ricevere il dono dello Spirito è la comunione di fede con Gesù. A sua volta la fede si traduce nell’attuazione dei suoi comandamenti condensati nel comandamento dell’amore.
Per il confronto personale o in gruppo
- Intercedi per chi cerca risposte di fede?
- Ti spaventano i tempi difficili?
- Ci sono momenti in cui ti senti orfano?
p. Rinaldo